L’equity crowdfunding è stato introdotto dal decreto legge nel 2012 ed è una raccolta fondi online, con delle logiche leggermente diverse per gli investitori. Oggi ti spieghiamo cos’è nel dettaglio e come funziona.
L’equity crowdfunding è stato introdotto dal decreto legge n. 179/2012 (convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221) recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”. Il Decreto ha delegato alla Consob il compito di disciplinare alcuni specifici aspetti del fenomeno. La Consob ha adottato il primo regolamento il 26 giugno 2013.
Inizialmente l’opportunità di raccogliere l’equity crowdfunding era limitata alle sole start-up innovative. Solo negli anni successivi si è osservata un’apertura a nuove tipologie di Offerenti, grazie a nuovi interventi normativi e alla revisione del regolamento Consob. In particolare, si segnala il recente ampliamento a favore di tutte le PMI.
Cos’è l’equity crowdfunding?
L’equity crowdfunding altro non è che l’evoluzione del crowdfunding tradizionale, ovvero della raccolta di fondi online. La logica è di win-win: la società che richiede fondi infatti incassa finanziamenti online e l’investitore, partecipando alla raccolta, riceve in cambio quote di partecipazione all’azienda e di conseguenza diritti amministrativi e patrimoniali.
Come funziona?
L’azienda che ricerca fondi si presenta sulla piattaforma di crowdfunding, spiegando i suoi obiettivi e fissando un obiettivo di raccolta che dovrà essere raggiunto alla fine della campagna.
In caso di buon esito della raccolta, l’impresa incassa gli investimenti e procede con il suo business plan. In caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo target, gli investimenti non vengono finalizzati e il finanziatore non perde nulla.
Il Politecnico di Milano ha individuato 22 piattaforme di autorizzate all’equity crowdfunding contro le 100 operative sul crowdfunding tradizionale.
Con il nuovo Regolamento Consob dal 3 Gennaio 2019 anche le PMI possono ricorrere alla raccolta fondi online.
Questo, se pure ha ampliato il bacino di utenti che possono accedere a tale servizio, dall’altro lato a comportato una restrizione nelle regole di gestione delle piattaforme.
Tra le PMI ammesse vi sono solo quelle che rispettano i criteri dell’UE ovvero microimprese con meno di 10 dipendenti e fatturato sotto ai 2 milioni di euro; piccole imprese con meno di 50 dipendenti e un fatturato sotto ai 10 milioni di euro; medie imprese con meno di 250 dipendenti e un fatturato non superiore a 50 milioni.
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