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Scopri subito quali sono i fattori principali per fare posizionamento su Google.

Ogni anno siti come Search Engine Journal effettuano sondaggi per stabilire quali siano i fattori più importanti nel posizionamento organico su Google. Analizzando meglio l’andamento degli ultimi anni, saremmo piuttosto sorpresi nello scoprire che in fondo i fattori di posizionamento principali per Google, quelli che incidono in modo sostanziale, sono rimasti sempre gli stessi. A variare, semmai, è il grado di incidenza e di importanza.

Fino a pochi anni fa, cioè prima dell’avvento dell’algoritmo PANDA, era sufficiente “coprire” le keyword interessanti con un contenuto blando e molti link di scarsa qualità per ottenere risultati a dir poco eccezionali. C’è chi ha lanciato veri e propri business, realizzando molti guadagni grazie a queste tecniche definite di black hat. Dopo che Google ha lanciato in serie degli aggiornamenti critici, tra cui il temutissimo Penguin, è chiaro che certe tecniche piuttosto disinvolte non pagano più.

Ma mentre i soliti noti già iniziavano a celebrare il funerale alla SEO era chiaro che Google avesse solo corretto il tiro. Nel 2017 come negli anni post-Penguin contano sempre gli stessi fattori dell’era pre-Penguin, ma con una differenza nell’applicazione che ci fa dire che oggi Google tende a privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Ecco quindi quali sono i fattori principali che entrano in gioco quando si tratta di posizionare un sito su Google.

 

Ottimizzazione del meta tag TITLE e del meta tag DESCRIPTION

La tecnica più datata in assoluto, ma che funziona ancora alla grande. Ogni pagina web ha una sezione dedicata al server o una dedicata agli utenti. Nella prima parte di ogni pagina c’è l’intestazione ovvero la sezione “head”, questa contiene specifiche istruzioni per il funzionamento del sito, ma anche uno spazio dedicato al titolo e alla descrizione della pagina stessa. Il title tag è molto importante, non va mai trascurato. Google tende a punire i siti che usano title tag blandi, corti e soprattutto ripetitivi.

Lo stesso vale per le meta description. La meta description è l’estratto di testo che vediamo sui risultati di Google. Ottimizzarla significa due cose:

  1. Fornire al motore di ricerca informazioni essenziali sull’argomento della pagina
  2. Fornire agli utenti un valido motivo per cliccare dai risultati di Google sul nostro sito

Il title tag deve contenere la parola chiave (keyword), ma non dobbiamo abusarne pregiudicando la leggibilità, cioè affastellando tante keyword senza alcun senso logico. Non dobbiamo usare nemmeno il maiuscolo se non all’inizio, cercando di non sacrificare il nome del sito, soprattutto se intendiamo fare del brand awareness. Essere coincisi in ogni caso è indispensabile: il title tag deve essere racchiuso in 70 caratteri, compresi gli spazi. Mentre la “description” può essere articolata sfruttando al meglio i 160 caratteri a disposizione. Anche qui la parola chiave dovrà essere menzionata.

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Keyword presenti nel contenuto

Un buon contenuto web si distingue per la sua originalità, autorevolezza e funzionalità. Chi cerca informazioni deve trovarle, altrimenti abbandona il sito. E Google ha tanti modi per sapere se un sito è in grado di trattenere o meno gli utenti. Ma al di là di questo fatto, che rientra di più nell’area del content marketing, è essenziale che il testo o comunque il contenuto in generale, che beninteso può essere formato anche da immagini, video, presentazioni, form e tabelle, sia ottimizzato al meglio. Le keyword devono essere presenti nel contenuto all’inizio e alla fine e in generale devono riguardare l’intero comparto semantico. Un testo autorevole non si limita a girare intorno alla parola chiave, ma parlandone in modo approfondito, sicuramente utilizzerà dei vocaboli e delle frasi correlate che appartengo al tema. È fondamentale parlare in modo corretto dell’argomento, fornendo informazioni rilevanti e utili.

 

Usare i titoli H1, H2

Prima di tutto occorre scrivere titoli di paragrafi e di pagina orientati sulla parola chiave principale e su quelle correlate. Per fare questo si utilizza la formattazione html tipica dei titoli (in inglese heading) contrassegnata dai tag H1, H2, H3… e via a scendere, in ordine di importanza). I titoli H1 e H2 sono importanti: dovrebbero contenere la parola chiave e comunque intestare l’inizio dei paragrafi.

 

Uso di grassetti e corsivi

Una buona formattazione non può far a meno di usare il grassetto e il corsivo: il primo serve a evidenziare con forza un concetto o una frase, quindi non necessariamente deve andare sulla parola chiave. La leggibilità è importante e non bisognerebbe abusarne. Il corsivo in genere viene usato per dare una sfumatura a una parola, per esempio quando utilizziamo un vocabolo in lingua straniera oppure intendiamo alleggerire il significato di una definizione.

 

Utilizzare elenchi puntati e numerati

Se stiamo scrivendo di un particolare prodotto o servizio e intendiamo esaltarne i vantaggi, potrebbe essere utile usare un elenco puntato o numerato. Ai lettori gli elenchi puntanti piacciono: sono esaustivi, sintetici e catturano immediatamente l’attenzione. Google apprezza che si mantenga un rigore espositivo e quindi l’impiego delle puntualizzazioni e delle numerazioni aiuta a posizionarsi meglio, in quanto aumenta la leggibilità del contenuto.

Ottimizzare al meglio le immagini

Le immagini hanno una parte essenziale nella comprensione del testo. Si dice spesso che un’immagine talvolta spiega più di tante parole. Ed è vero, ma va anche precisato che tutto ciò dipende dalla query, ovvero dalla ricerca. Se sto cercando “le migliori spiagge in Sardegna” è assai probabile che una gallery di immagini ad alta definizione sia molto più esaustiva di una tiepida definizione che finisce per essere ripetitiva.

Ma a volte l’immagine è un semplice corredo del testo, ad esempio il ritratto della persona oggetto del contenuto o ancora l’immagine del prodotto. Comunque sia, con Google non bisogna lasciare nulla di intentato. Le immagini devono essere ottimizzate e per fare ciò si compila il tag alt=“nome-immagine” per dare un’idea concreta di ciò che rappresenta l’immagine. In questo caso, tenendo a mente di non eccedere, il tag alt dovrebbe contenere la parola chiave. Google preferisce immagini libere da copyright, originali dunque, e possibilmente ad alta definizione, ma che non appesantiscano la pagina. A tal proposito in questo mese (marzo 2017) Google ha annunciato l’introduzione di una tecnologia che riduce il peso delle immagini del 35%.

 

Organizzare al meglio i contenuti

Se il nostro sito contiene molti articoli o molte pagine è bene ordinarle secondo un principio gerarchico, che va dal generico allo specifico. Personalmente utilizzo il metodo del siloing, ma è una tecnica SEO molto avanzata che può essere imparata con l’esperienza e soprattutto organizzando a monte il piano editoriale. Per ottenere un certo ordine è sufficiente che si attivi una buona navigazione interna, logica e consequenziale, sia usando i menu, sia usando i link interni e che si faccia uso delle sitemap. Le sitemap in formato XML sono dei protocolli che comunicano agli spider dei motori di ricerca, quali URL seguire nella ramificazione del sito. Al contempo è buona regola dotare il sito anche di una sitemap HTML.

 

Aumentare i backlink al proprio sito

Dietro l’importanza dei link in entrata si è scritto tanto e dopo l’avvento di Penguin e degli aggiornamenti di nuova generazione, in tanti tra i SEO specialist hanno dato la SEO tradizionale (alias quella “black hat”, frutto di manipolazioni del PageRank) per spacciata. In realtà i link in entrata contano parecchio e con essi l’utilizzo dell’anchor text all’interno del backlink. L’anchor text è la parola chiave usata per linkare un sito. Se ad esempio volessi linkare il sito di YourTarget, per favorire l’indicizzazione e il posizionamento sulla keyword “inbound marketing” , lo dovrei fare mettendo il link in corrispondenza della parola chiave. Ma qui casca l’asino!

Con i nuovi algoritmi Google penalizza queste tattiche troppe disinvolte, soprattutto quando i link provengono da siti poco attendibili. Per cui, mentre è vero che abbiamo necessità dei link in entrata per posizionare al meglio il nostro sito, è anche vero che bisogna usare l’anchor text con parsimonia e con avvedutezza, per non incorrere nelle penalizzazioni.

Per fare in modo che i backlink abbiano influenza occorre che siano tematici, provenienti da siti autorevoli e che appaiano come meritati. Ovvero come link che in ragione del contenuto, il nostro sito avrebbe comunque preso, anche se li abbiamo creati artificialmente.

 

Sito veloce e adatto al mobile

Infine: bisogna dare all’utente una grande esperienza di navigazione attraverso un sito veloce, dinamico, fluido adatto al mobile. La stragrande maggioranza delle connessioni avviene da dispositivi mobile come smartphone e tablet. Avere un sito “responsive” – adatto al mobile – navigabile e sicuro dà un vantaggio dal punto di vista del posizionamento. La velocità nel caricamento è rilevante, i siti che hanno maggior tasso di abbandono sono proprio quelli che non si aprono immediatamente. E non è un caso che Google abbia adottato lo standard AMP, che in futuro prenderà sempre più piede.

 

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