Il Business Plan è un documento finanziario che sintetizza la business idea e le caratteristiche di un progetto d’impresa proiettandone gli sviluppi finanziari su un arco temporale che solitamente va dai 5 ai 7 anni. Può essere utilizzato sia internamente per la pianificazione aziendale che come documento di comunicazione della situazione economico-finanziaria all’esterno per investitori e potenziali finanziatori interessati a sostenere il progetto innovativo.
Il business plan generalmente si compone di due parti: la parte iniziale, descrittiva, definita qualitativa, e quella successiva, che contiene i dati numerici sulla situazione economico-finanziaria e definita dunque quantitativa.
Il business plan nelle sue diverse parti
La parte descrittiva è indispensabile per spiegare al potenziale lettore come dovranno essere interpretati i dati presenti nella seconda parte del piano. Questa parte è costituita oltre che dalla introduzione dell’impresa o del progetto e dalla trasmissione della visione imprenditoriale sottostante, anche da quelle analisi e studi necessari per una corretta comprensione del mercato, della concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo.
La parte economico-finanziaria comprende invece molte aree di analisi di investimento e di bilancio. Il fine è quello di fornire uno strumento che consenta di interpretare i dati raccolti nella prima parte del business plan, disponendoli in una serie di prospetti che guidino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per una presentazione professionale e accurata dello studio.
Come creare un business plan per una startup?
Il percorso di realizzazione di un business plan presuppone:
- Descrizione del business e dello scenario di riferimenti (analisi della situazione corrente dell’azienda, del mercato e del settore di riferimento)
- Strategy (esplicitazione chiara delle strategie aziendali e valutazione del grado di rischio imprenditoriale)
- Piano Operativo (raccolta delle decisioni in materia di localizzazione, produzione e marketing)
- Struttura e Management (valutazione della struttura organizzativa della società con determinazione di ruoli e competenze anche nel team)
- Risorse per il finanziamento (definizione delle fonti finanziare a cui attingere per sostenere la crescita della attività)
- Schema economico-finanziario (redazione delle proiezioni sui risultati economico-finanziari in un futuro a 5-7 anni)
A cosa serve fare un business plan per startup?
Il business plan per startup ha come obiettivo quello di evidenziare l’esigenza di cassa della startup e poter quindi determinare l’investimento richiesto.
Per arrivare a ciò però, occorre prima partire dalle metriche marketing (KPI) o, dove non presenti, dalla realizzazione di test di mercato volti ad ottenerle. Grazie al costo per acquisizione, ad esempio, è infatti possibile determinare la spesa necessaria per acquisire un cliente pagante e poter quindi ottenere il tasso di crescita e di penetrazione nel mercato. Successivamente è importante prestare grande attenzione all’impiego fondi anno per anno; per fare un esempio, una startup nel settore digital deve necessariamente impiegare almeno il 30% dei propri costi nel marketing, in modo da trascinare le vendite. E’ anche fondamentale tenere sotto controllo le figure HR (almeno 10 dipendenti entro il milione di fatturato) ed i costi IT legati al server.
Nello studio i punti salienti da considerare sono quindi:
- Le assumption (ovvero le assunzioni o ipotesi di costi operativi e di business);
- La definizione degli investimenti (in cosa la startup deve investire per raggiungere l’obiettivo di investimento).
Le assumption di un business plan
Partiamo dalle assumption, la parte fondamentale nel business plan per startup. Queste possono essere distinte in business assumption e cost assumption che esprimono rispettivamente la descrizione del modello di business e del modello di revenue della stratup (ovvero come quest’utlima riesce a generare le risorse finanziarie) e le modalità in cui poi le impiega.
Una volta che si hanno questi dati, si procede ad effettuarne una proiezione quanto più realistica possibile dei successivi 5-7 anni di vita della startup. L’obiettivo di tutto questo processo è quello di capire quale è il finanziamento di cui necessita la startup al fine di assicurarsi una sostenibilità economica nel tempo.
Il Business Plan della startup viene, in ultima istanza, sintetizzato nelle voci di conto economico e cash flow statement.
Gli investimenti
Esso è uno strumento utile per valutare in modo consapevole i punti di forza e di debolezza del progetto imprenditoriale. Non deve però essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai cambiamenti che avvengono all’interno o all’esterno dell’impresa.
Se è vero che il business plan di una startup può diventare rapidamente obsoleto, esso ha un altissimo valore se usato correttamente. In pratica, ogni business plan è una sorta di vademecum dell’azienda o della business idea, e deve essere verificato costantemente da ogni imprenditore; deve essere modificato ed aggiornato perché è una previsione basata su dati statistici o stimati.
È il documento maggiormente preso in considerazione dai finanziatori e per questo deve essere redatto con attenzione minuziosa ai dettagli e in modo più realistico e sostenibile possibile. Una volta avviata l’impresa, il business plan diviene poi la guida per la gestione corrente.
Al termine del lavoro di redazione del file, si procede ad effettuare una valuation sulla startup stessa, stimando quanto vale ad oggi la startup.
In questa fase si possono avere dati storici oppure ci si può basare su dati di mercato.
In base allo stadio di vita della startup cambierà il metodo di valuation del business.
Cos’è la valutazione delle startup?
La valutazione delle startup è infatti uno degli elementi chiave nelle negoziazioni tra i fondatori della startup e gli investitori potenziali della stessa. Questo tema infatti può determinare il successo o il fallimento delle trattative di aumento di capitale con i venture capitalist, laddove le aspettative di questi ultimi differiscano fortemente da quelle degli startupper.
La differenza nella valutazione delle startup, tra valutazione pre e post-money, varia a seconda del momento in cui avviene l’iniezione di fondi nell’azienda. La valutazione pre-money fa riferimento alla valutazione dell’impresa nella fase precedente all’iniezione di nuovi capitali. La valutazione post-money, al contrario, evidenzia il valore della startup a seguito di un dato aumento di capitale.
La differenza tra valutazione delle startup pre e post-money è fondamentale nella determinazione dell’ammontare di quote societarie alle quali gli investitori hanno diritto in fase di aumento di capitale in funzione del capitale da loro versato. A titolo di esempio si ipotizzi che la valutazione pre-money della startup X sia di 1,5 milioni di euro e che via sia un soggetto A interessato ad investire 250 mila euro e un soggetto B interessato ad investire altri 250 mila euro. In tale circostanza, la valutazione post-money della startup in questione ammonterebbe a 2 milioni di euro e a entrambi i soggetti investitori spetterebbe il 12,50% del capitale sociale. Se il soggetto A investisse però 750 mila euro, la valutazione post-money salirebbe a 2,5 milioni e lui beneficerebbe del 30% del capitale sociale, mentre il soggetto B, a parità di capitale versato, otterrebbe ora solamente il 10% delle quote societarie.
Perché redarre un business plan?
A conclusione si può quindi affermare che gli obiettivi nella redazione di un business plan per startup sono:
- lato imprenditore: definire la sostenibilità del business e il potenziale di penetrazione del mercato date le assumption di partenza; stabilire il fabbisogno di cassa per ottenere i risultati prefissati; determinare una fair valuation del progetto per un’equa cessione del capitale sociale nell’ipotesi di ricorso a equity investors;
- lato investitore di equity il BP serve a comprendere il potenziale di ritorno per il suo investimento in termini di multiplo sul valore finale e tempi di realizzo; stimare il fabbisogno finanziario dell’azienda sul medio-lungo periodo e calcolare la diluizione delle sue quote nel corso del tempo; determinare una fair valuation del progetto per l’individuazione della percentuale di equity da ricevere in cambio del suo contributo economico;
- lato investitore di debito: appurare la capacità di riscossione delle rate del debito per l’arco temporale stabilito dal contratto di finanziamento.
Ora che hai capito cosa predisporre per la tua crescita aziendale,
preoccupati anche dell’immagine del tuo brand!