Come ogni anno, alla fine dell’anno (Google lo dimostra), quando parliamo di digital marketing, una delle query più ricercate è: “marketing trend” per il 2019. Mentre per le persone comuni dicembre è il mese delle liste dei buoni propositi, per i digital marketer questo è anche il periodo in cui, oltre alle to-do list, immaginiamo quali mirabolanti tecnologie ci miglioreranno la vita o ci peggioreranno le giornate. Con te che leggi questo articolo, però, vorrei fare una riflessione: cosa abbiamo imparato durante questo ultimo anno?
Personalmente, sono moltissime le lezioni che ho appreso. Tantissime le cose che sono cambiate nella mia vita lavorativa, ma, ammettiamolo, non è questa la sede per discutere della mia carriera. Vorrei invece concentrarmi su quello che questo 2018 ha portato nella vita di tutti i marketer. Non parlerò, a meno che strettamente necessario, delle singole feature o dei prodotti approdati sul mercato ma proprio delle innovazioni che abbiamo guardato con gli stessi occhi sognanti di oggi, un anno fa.
Pronto? Cominciamo!
Video
Questa storia dei video, sta un po’ rompendo le scatole. È circa dal 2016 che sento dire che il video è il contenuto del futuro, che i blog spariranno, che nessuno scriverà più nulla e che gli utenti fisseranno gli schermi attoniti, drogati dalle immagini montate ad arte. Insomma: se nel 2008 tutti volevano fare i social media manager, oggi tutti lì ad usare PremierPro (crackato, ovvio!).
Ma la domanda è: il video è il contenuto per eccellenza? La risposta è ni!
Se da una parte riscontriamo un trend che dimostra quanto i video funzionino (i servizi di streaming, ma anche Watch di Facebook, la InstagramTv) anche quest’anno i blog sono sopravvissuti all’apocalisse. Anzi, come conferma Neil Patel, i long-form, i post lunghi e dettagliati, continuano a funzionare.
È chiaro, quando siamo nella prima fase del funnel, nel TOFU, un video brevissimo, che in poche battute da un’infarinatura di un concetto, può essere un contenuto interessante, ma tu lo guarderesti mai un video di 10 minuti su come creare un workflow che funzioni? Ad un certo punto, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare ovvero i copywriter.
Hubspot e la sua InstagramTv
I video hanno comunque una funzione rilevante, lo dicevo sopra. Supponiamo che tu voglia snocciolare un concetto in pillole, quale mezzo migliore se non una bella clip, con una colonna sonora sfiziosa, qualche grafica e, perché no, una voce carismatica? In 3-4 minuti, estrapolati da un girato sicuramente più corposo, montati ad arte avrai il contenuto perfetto.
HubSpot, nella sua InstagramTv fa proprio questo: coinvolge il suo team offrendo contenuti utili e facilmente fruibili, mentre sei in fila all’ufficio postale o in metropolitana.
AI, di come l’intelligenza artificiale ha rivoluzionato la nostra vita e le ricerche su Google
Tanto tuonò che piovve. Te li ricordi i “Jetson”? Ho sognato da piccolo di guidare una macchina volante, di avere una donna delle pulizie robot e di poter interagire con gli elettrodomestici. Un sogno da nerd, lo ammetto, ma che oggi è realtà.
Lavatrici che ti notificano la fine della centrifuga, frigoriferi che ti ricordano di prendere il latte mancante sono il presente. Ma, se l’intelligenza artificiale è ancora un po’ fuori budget per la famiglia media, ci sono device che tutti abbiamo e che sono basati sullo stesso sistema. Un esempio? I nostri smartphone.
Come i Jetson parliamo con i nostri telefoni, gli chiediamo il meteo, la pizzeria più vicina, il nome dell’ultimo album dei The Giornalisti e quanto altro ancora. Quindi? Cosa possiamo imparare, noi marketer, da queste tecnologie?
Quello che ci insegnano Siri, “Ok Google”, Alexa e Google Home
Messi da parte i comandi base che tutti diamo a Siri, come per esempio “Svegliami alle 7”, gli assistenti virtuali hanno svelato un fatto importantissimo: stiamo cambiando il modo di fare ricerche online.
Nel 2005 ci insegnavano a fare delle ricerche utilizzando addirittura il + tra una parola e l’altra. Scrivevamo poche semplici keyword e aspettavamo che il nostro modem ci restituisse una SERP spoglia per reperire informazioni. Col tempo, quindi, i sistemi si sono evoluti e oggi digitiamo, o meglio dettiamo, vere e proprie domande.
È ovvio, perciò, che per intercettare il pubblico è necessario scrivere in modo tale che il testo includa, anzi risponda, a quelle domande. Eh già: riproporre la keyword o la query di ricerca nell’articolo non porterà a nulla. Perciò, rimboccati le maniche e comincia a sporcarti le mani. Non sei in grado? Assumi qualcuno.
Abbandonare il tuo sito così com’è non ti porterà a nulla, se non ad una pessima figura. E, no, non vale nemmeno se ti rivolgi ad un pubblico locale: il 61% dei clienti usa internet prima di andare in uno store.
Chatbot e Marketing Automation
Che dire dei chatbot? E della Marketing Automation?
Diciamo che si è fatto un gran rumore per nulla! Si tratta sicuramente di due innovazioni che semplificheranno moltissimo la vita delle aziende, ma la realtà è che quasi nessun business, in Italia e in Ticino, è pronto a tanta automazione.
Alt! Non sto dicendo che si tratti di tecnologie poco utili o che il miei connazionali siano ignoranti e retrogradi. Ammetto una piccola sconfitta: non siamo abbastanza pronti!
Perché?
- L’imprenditore medio non si sofferma abbastanza ad analizzare il proprio mercato, la propria azienda;
- Così tanta tecnologia fa paura;
- Il team non è pronto e scoraggia anche i manager più avveduti.
Provo a fare chiarezza con tre paragrafi intitolati con gli estratti di alcune conversazioni che hanno avuto luogo qui da YourTarget.
Il mio mercato? Ehm…
Quando prendiamo in carico un mandato, Sabrina, la nostra founder, come prima cosa cerca di capire a chi indirizzare le nostre campagne. Intervista perciò il CMO, o il titolare chiedendogli qualche informazione circa i suoi clienti attuali, quelli che vorrebbe evitare e quelli a cui ambisce. Il risultato? Nel 95% dei casi è lei, Sabrina, a dover guidare il tutto.
Perché succede tutto questo? Forse perché la stragrande maggioranza dei grandi imprenditori, si scollega dalla routine, forse perché i piccoli non sanno nemmeno da dove dare inizio ad un’analisi di questo tipo, sebbene la risposta sia semplice: dai clienti con i quali ti interfacci giorno dopo giorno.
Dunque, immaginiamo di dover impostare un chatbot (ovvero un software che sia programmato per rispondere automaticamente alle risposte degli utenti, riducendo il numero di e-mail e ticket sospesi). Per farlo dovremmo partire proprio dalle domande, ma come predispongo le domande se non so chi ho di fronte? Da dove prendo ispirazione per i quesiti se non da quelle che mi vengono poste tutti i giorni?
“Di marketing automation ne abbiamo parlato a sufficienza, ma la verità è che i business italiani e ticinesi non sono pronti.”
No, no. E chi lo sa fare?
Tecnologia. Amore e odio per questi strumenti sono le sensazioni che il lavoratore medio prova addirittura nei confronti degli strumenti più semplici da usare: i cloud.
Fa paura pensare di mettere la contabilità in un server dislocato a chilometri di distanza, quei documenti devono essere tangibili, non possono essere abbandonati Dio solo sa dove. Immaginiamo cosa succederebbe se a questi timorati proponessimo un risponditore automatico o una serie di e-mail concatenate che partono dopo che l’utente abbia compilato un form.
La perdita di controllo spaventa. L’automazione aberra, ciò che è intangibile terrorizza.
E io poi che faccio?
“Le macchine sostituiranno l’uomo”.
Una minaccia che risuona dall’alba dei tempi. È vero, in parte, che il progresso eliminerà moltissime figure professionali, ma allo stato attuale è impensabile credere che un chatbot possa farti perdere il lavoro se ti occupi di customer service. Quel software ti semplificherà la vita, così come hanno fatto le F.A.Q. che hai scritto e hai inserito nel sito.
Se domani l’azienda in cui lavori rinunciasse a te per un software, credimi, il problema non è il chatbot!
Dunque, mi pare chiaro. L’azienda campione non è pronta, non ha le conoscenze giuste per concepire l’automation perciò sì, se n’è parlato e se ne parlerà ancora, ma, in questo 2018 ci siamo solo avviati. La strada è ancora lunga e, detto tra me e te, noi di YourTarget siamo pronti a percorrerla.
Buyer personas, buyer personas e ancora… buyer personas!
Lo riscontriamo quotidianamente, e il 2018 non ha fatto eccezione, l’analisi è fondamentale. È necessaria per capire di cosa abbia bisogno il tuo mercato, come cercano le informazioni i tuoi potenziali clienti, quali social frequentano e quindi dove postare, cosa postare.
Comprendere il target (una cosa sono i teenager che sono su Instagram, tutt’altra il cinquantenne) ti permetterà di capire se hanno bisogno di una sezione F.A.Q. nel sito, di un whitepaper scaricabile, se preferiscano una call con un membro del tuo team o se siano tra quelli che si scocciano e allora optano per una chattata con il tuo bot.
Analizzare i tuoi potenziali clienti ti aiuterà nella scelta dei prodotti sui quali investire, dove orientare la ricerca e quindi anche ipotizzare qualche scenario futuro. Dunque cosa ci ha insegnato questo 2018?
Che abbiamo bisogno della buyer personas. Di nuovo, la partita ricomincia da lì. E, davvero non so come consolarti, sempre così sarà.
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