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L’ottimizzazione di un sito web comprende tutte le operazioni destinate a far fruttare il traffico

Questo articolo non vuole essere una guida tradizionale o il classico tutorial che promette magie e trucchi di posizionamento. Viene invece dall’esperienza e quindi possiamo ragionevolmente pensare che applicando questi consigli avrete dei vantaggi nel posizionamento.

 

Cosa è l’ottimizzazione avanzata

Quando si parla di ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) avanzata, evidentemente da qualche parte deve esistere una ottimizzazione base. In genere il SEO base riguarda:

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  • l’ottimizzazione dei meta tag in ciascuna pagina del sito, impiantando le parole chiavi che riteniamo decisive per il nostro business (keywords);
  • la composizione di contenuti originali e univoci di un certo valore, che non siano un mero riempitivo;
  • l’inserimento dei titoli in formato H1, H2 e successivi in testa ai pragrafi, nonché l’utilizzo delle parole chiave nel testo, con grassetto ed elenchi puntati.
  • l’inserimento di una sitemap XML all’interno della root del dominio;
  • la creazione di URL (indirizzi di pagine) puliti che contengano la parola chiave o una combinazione di esse;

 

Con una buona diligenza e una discreta fortuna queste operazioni basilari bastano per posizionare il sito su parole chiavi poco competitive, o comunque per essere indicizzati molto bene dal motore di ricerca Google. Sicuramente se si fanno testi significativi, originali, ottimizzati, evitando duplicazioni nell’uso dei meta tag allora è molto probabile che non si verrà penalizzati. A meno di non over-ottimizzare con la parola chiave (utilizzandola in modo eccessivo tra titoli, corpo del testo, immagini e anchor text di provenienza dai link in entrata) oppure non si esageri nella costruzione di backlink artificiali da siti di dubbia qualità.

 

Ottimizzazione avanzata nel 2017 e nei prossimi anni

L’ottimizzazione avanzata invece riguarda altri aspetti, che probabilmente il comune proprietario di un sito, che abbia una media dimestichezza non conosce o forse non vuole affrontare per timore di fare danni.

 

Per me che lavoro in questo campo da più di 10 anni ormai, al tempo in cui serviva veramente poco di avanzato per manipolare le pagine di risultati di Google, le operazioni avanzate riguardano il rapporto tra il sito e i suoi utenti, in quel campo abbastanza ostico che riguarda la User Experience.

 

In sostanza: è SEO avanzato, ottimizzazione per utenti a un livello superiore, e che quindi produce più risultati nel medio-lungo termine, tutto quell’insieme di attività volta a far crescere le visite nel tempo, mantenere e fidelizzare il traffico, coinvolgere l’utente, creare occasioni di crescita tanto per i contenuti, quanto per l’autorevolezza del sito nel suo insieme.

Negli ultimi anni, come una reazione psicologica all’avvento degli algoritmi Panda, Penguin ed Hummingbird, molti esperti del settore hanno pubblicati post e paper che in qualche modo volevano dimostrare l’esistenza di una pallottola magica, in grado di sferrare il colpo decisivo a Google. In realtà, l’esperienza sembra consigliarci l’adozione di queste best practices:

 

  1. Far precedere alla stesura di un contenuto un’analisi serrata e completa delle parole chiavi, avendo a riguardo non la keyword in sé, ma il significato della query. In questo modo, scrivendo dei contenuti completi, posso essere certo di andare incontro all’esigenza dell’utente;

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  2. Considerare elementi come la velocità di scaricamento e la disposizione dei contenuti essenziale. Ogni volta che realizziamo un sito a YourTarget ormai ci chiediamo come esso sarà visualizzato da un utente mobile provvisto di smartphone in una zona in cui la connessione non è così pulita. Che tipo di contenuti vede quando accede dallo smartphone? Il sito è così veloce da permettere una navigazione facile? Che tasso di abbandono c’è quando gli utenti entrano da mobile;
  3. Analizzare i trend di traffico delle parole chiavi da Search Console e reagire. Ovvero non dare mai per terminato il lavoro di creazione dei contenuti. Bisogna sempre intervenire nel tempo, rinfrescandoli o comunque migliorandoli laddove sono latenti. Se il nostro contenuto compare per una determinata query, ma non viene mai cliccato, pur parlando dello stesso argomento che porta traffico ai concorrenti, evidentemente c’è qualcosa che non funziona.

    L’analisi del traffico non deve portare a un semplice, freddo resoconto di numeri in entrata e in uscita. Dobbiamo analizzare i log statistici cercando di interpretarli dal punto di vista dell’utente, creando un immediato ponte logico e semantico con i contenuti che abbiamo nel nostro sito. Se gli utenti abbandonano una pagina che consideriamo strategica ci dev’essere un motivo. In sostanza, non mi devo preoccupare del numero delle visite in quanto tali, ma dell’engagement che esse generano. Ho notato che le pagine con un’ottima interazione tra utente e contenuto (che si riflette in un aumento del numero di commenti, delle condivisioni social, del tempo di permanenza nel sito, dei click esterni a fonti autorevoli che ho portato a corredo delle mie argomentazioni) tendono a posizionarsi meglio. In ambiti a media concorrenza, con keyword cercate mensilmente nell’ordine di 10 / 15.0000 ricerche mensile per AdWords, un forte contenuto, lungo, dettagliato, corredato da fonti attendibili e ricco di informazioni, è in grado di andare al primo posto con pochissimi link in entrata a carico. A riprova del fatto che nessun fattore è veramente premiante se considerato da solo.

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In definitiva, le tecniche di ottimizzazione avanzata devono conseguire questi risultati:

 

  • velocizzare la navigazione del sito;
  • ridurre i tempi di caricamento dei contenuti (immagini e video), non avere collegamenti rotti all’interno del sito, non portare l’utente fuori dal sito se non per approfondire quanto noi stiamo presentando;
  • avere una leggibilità da smartphone immediata e funzionale, per non aumentare il tasso di abbandoni. In particolare, nel design, assicurarsi che il contenuto che ci interessa mostrale sia molto visibile fin dal primo caricamento della pagina;
  • utilizzare il markup schema.org per le attività locali, per gli e-commerce e tutti in quei casi possiamo fornire ulteriori informazioni all’utente per motivarlo a visitare o a non lasciare una pagina del sito (ad esempio: le recensioni negli e-commerce o nei portali turistici);
  • avere contenuti forti, mirati, che propongono risposte e soluzioni alle richieste degli utenti, compattando il sito su questi. Fino al 2012 e poi oltre venivano premiati i siti con tanti contenuti, ma spesso irrilevanti, purché rispondessero alla query in modo preciso con pochi, efficaci elementi quali l’URL e il meta title. Oggi con Hummingbird in funzione occorre avere meno contenuti, ma più forti. Quindi va fatto un lavoro preciso e circostanziato di creazione della mappa dei contenuti, prima di pubblicarli online;
  • lavorare con htaccess e txt, per velocizzare il sito, redirezionare alcune parti vecchie tramite REDIRECT permanenti, de-indicizzare sezioni non rilevanti o comunque deboli, per compattare meglio il sito;
  • utilizzare i certificati di sicurezza (protocollo HTTPS) per quei siti che richiedono all’utente informazioni sensibili, come il numero della carta di credito.
  • studiare al meglio i resoconti di strumenti come Google Analytics e Search Console per inferire il comportamento, evitando di ragionare solo di cifre. Dobbiamo interrogarci sempre su cosa fa l’utente all’interno del sito e come possiamo spingerlo verso un processo guidato. Qui in YourTarget utilizziamo i funnel di vendita per assicurarsi che l’utente di un sito faccia un percorso preciso nel tempo, in modo da sfruttare al meglio il traffico, depurandolo di visite che per l’appunto valgono solo come numero, ma risultano insignificanti per il nostro business.

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