Nasceva 7 anni fa il Web Marketing Festival, un evento destinato a lasciare il segno e crescere di anno anno. Oggi il WMF è forse l’evento di marketing estivo più atteso, una piazza a cui approdano esperti di settore, speaker famosi, ma anche operatori, impiegati di aziende, agenzie, freelance e studenti. Noi di YourTarget rappresentiamo tutte le categorie e non potevamo tirarci indietro. Abbiamo voluto intervistare Cosmano Lombardo, ideatore dell’evento e CEO di Search on Media Group, società di consulenza che lo organizza.
Il conto alla rovescia per l’edizione 2019 del Web Marketing Festival è cominciato. Inutile nasconderlo: qui da YourTarget c’è trepidazione. La tre giorni (quest’anno dal 20 al 22 giugno, nel Palacongressi di Rimini) è un occasione per formarsi, aggiornarsi, conoscere nuovi progetti e dare inizio a nuove sinergie. Proprio quest’anno, per esempio, l’organizzazione ha ben pensato di arricchire l’evento dando spazio alle startup, facendole gareggiare con la Startup competion, offrendo attività di Digital Job Placement, ospitando in un’area dedicata alcuni sponsor e molto altro ancora.
Insomma un mix eccitante che non vediamo l’ora di poter toccare con mano. E allora quale miglior modo per ingannare l’attesa se non fare due parole con Cosmano, il ragazzo che ha messo in moto il tutto?
Ciao Cosmano. Permettimi di dirti che è un onore ed un piacere averti qui. Sei stato uno dei primi ragazzi del digital marketing che ce l’hanno fatta perciò… sì, beh, siamo onorati. Ma veniamo a noi. Il Web Marketing Festival ormai è una vera e propria istituzione che coinvolge studenti, professionisti, addetti ai lavori, ma anche giornalisti ed esperti. Hai perciò modo di tastare costantemente il polso della situazione. A tal proposito ti chiedo: qual è lo scenario attuale? Le aziende italiane hanno finalmente capito che il marketing non è solo un costo da mettere a bilancio?
Penso che quell’epoca ormai sia passata. Le aziende hanno capito che il marketing è importante. Qualche reticenza rimane nelle microimprese, ma in generale la situazione è migliorata.
Cos’è che non va, a parer tuo nelle microimprese?
Beh, non è che c’è qualcosa che non va. Semplicemente nella maggior parte dei casi chi si trova a capo di una microimpresa non ha conoscenze di marketing e quindi di digital marketing. Poi subentrano i problemi di budget, ma, lo sappiamo, piccole imprese con piccoli budget possono comunque fare grandi cose. Dovrebbero solo capire che è importante.
E perché secondo te queste conoscenze vengono a mancare?
Onestamente credo che sia un problema istituzionale. Oggi tutti possono inaugurare un business, però, poi, chi apre partita IVA viene lasciato da solo, senza alcuna formazione. Non vengono messi a disposizione strumenti utilissimi per la gestione di queste realtà, che poi rappresentano la maggior parte del nostro tessuto economico. Chi apre partita IVA non ha competenze di contabilità, e non può averne, né di marketing. Ecco: lì le istituzioni dovrebbero intervenire, accompagnando la classe imprenditoriale.
Beh, è uno spaccato che fotografa davvero la realtà del Bel Paese e che, in qualche modo, risponde al nostro prossimo quesito. Inbound marketing. La nostra è un’agenzia specializzata nella metodologia inbound e spesso ci troviamo a fronteggiare tre grosse opposizioni:
1) le aziende non sanno disegnare la propria buyer persona;
2) si cercano risultati immediati;
3) si tratta di una strategia che si basa sul rispondere alle domande dell’utente e non sul tempestarlo con spot di prodotto o brand.
Secondo te perché queste lacune?
Esattamente. È proprio quello di cui parlavamo poco fa. È sempre lì il cuore del problema: l’imprenditore apre partita IVA e poi resta solo, a cercare di capire quanto effettivamente guadagnerà dalla fattura o perché l’IVA vada versata in anticipo. L’imprenditore non può preoccuparsi di tutto, invece. Le istituzioni dovrebbero accompagnarlo, tenergli la mano e consentirgli di concentrarsi sul suo core-business per crescere.
Da giovane partita IVA ti dico che sarebbe certamente più semplice. Sicuramente molti altri freelance non si arrenderebbero oppure altri non chiuderebbero. Spunto interessante, ancora una volta. Cambio discorso però e ti pongo una domanda sula digital transformation. Questo di fatto è uno dei capitoli più importanti del festival, ma anche al di fuori, proprio nell’universo economico. Ci descriveresti lo scenario attuale in Italia?
Beh, ci sono una serie di industry che sono state totalmente rivoluzionate e innovate. Nel fashion, per esempio, sono nati tantissimi nuovi business. Altri, che non hanno sposato la transformation, hanno potuto comunque differenziarsi. In altri settori, molte aziende sono riuscite a trasformarsi e trarne dello slancio, ma, purtroppo, non mancano le storie meno felici. Penso che economicamente ci sia molto da imparare e che la transformation sia davvero una trovata, socialmente ci sta schiacciando.
Uhm… in che senso?
Quello che intendo è che la digitalizzazione dei processi ha sicuramente apportato benefici, ha stimolato la creatività. A livello umano, però, li stiamo subendo passivamente. La lettura ne è un esempio. Abbandonare la lettura su carta penso che sia una grossa pecca. Perché la lettura su carta stimola certe aree del cervello che un display non sfiora nemmeno. Oppure penso alla digitalizzazione dei messaggi politici che sta avendo esiti devastanti. Abbiamo dato in mano questi strumenti a persone che ne stanno facendo un uso errato. Talvolta i nostri rappresentanti sono più online che a combattere per i nostri diritti o per la crescita del paese.
Effettivamente ogni innovazione ha un rovescio della medaglia. Non ci resta che aspettare e sperare che questa frattura, come accaduto in passato, porti a nuove realtà. A nuova propositività. Intanto, voltiamo leggermente pagina. Un anno fa, in un tuo articolo pubblicato su LinkedIn scrivevi che il WMF è frutto di, e cito testualmente, “sudore, dedizione, umiltà”. Quanto sono importanti questi tre fattori nella riuscita di un’idea imprenditoriale?
Non pensavo avesse avuto così tanto impatto questa frase. A ogni modo, per rispondere alla tua domanda, credo siano il 95% se non il 99% del risultato. Sono esattamente alla base. Perché tu puoi avere anche un team, ma se non hai quelle caratteristiche, il team ti abbandona. La voglia di fare in prima persona, la dedizione per un ideale, per un progetto, l’umiltà che sta anche nel delegare è la linfa vitale. Non avercele sarebbe come vivere senz’acqua nel deserto: doloroso e impossibile.
Sei un giovane imprenditore e sei stato un precursore: sia Search On Media che il festival hanno ispirato molti miei coetanei, ma anche aspiranti freelance. Credi che sia possibile per qualcuno che vuole emergere nel marketing farlo con umiltà, in un universo in cui una buona percentuale degli addetti si nasconde dietro titoli e incarichi?
So di andare controtendenza perché ormai la linea è questa, dappertutto, in ogni settore, non solo nel marketing. Mi rendo conto che sia difficile emergere oggi e so di dire qualcosa che va contro-tendenza, ma onestamente sono contrario al personal branding. Voglio dire: se vendi un prodotto devi preoccuparti di posizionarlo. Ma se devi posizionarti, beh, il personal branding non serve a molto. Diciamo che se lavori bene ti posizioni da solo. Dovremmo concentrarci prima sul nostro dovere dovere che sul diritto di apparire.
Ti ringrazio davvero per il tempo che ci hai dedicato. Sto per lasciarti andare, eh, prometto. Prima di salutarti, però, qui da YourTarget ci piace chiudere le nostre chiacchierate con un gioco che si chiama “Regalaci un’infografica”. Ti chiederei: il festival è di fatto un evento di networking e sicuramente di formazione. Ci dedichi una citazione a tema? Quanto contano la formazione e il networking oggi?
La formazione è importante 10 su 10, ma è ancora più importante scegliere la giusta formazione. Il networking è importante se fatto in modo per creare una rete che possa portare benefici. Io parlo sempre di imprenditoria della società. Un imprenditore della società è colui o colei che si fa carico di azioni, di attività che hanno un impatto non solo sulla persona e sul fatturato, ma proprio sul sistema sociale. La mia infografica perciò dice: “La formazione è necessaria, ma è fondamentale fare quella giusta. Il networking è proficuo solo se ti permette di aiutare la società”.
Ok, ora ti lascio davvero andare. Grazie ancora, Cosmano. Ci vediamo a Rimini.
Il marketing non è più lo stesso. Oggi si parla di strategie pull, pensate per attirare il consumatore.
Vuoi saperne di più? Comincia unendoti al nostro club per scoprire le ultime news dal mondo digital.